Il progetto del nuovo impianto

Il progetto del nuovo impianto

Il nuovo termovalorizzatore sarà ubicato nelle strette vicinanze dell’attuale impianto, all’interno di un lotto di circa 60 mila metri quadri situato nella parte meridionale della “Zona Industriale del Cosa”, area industriale sulla destra idrografica del torrente Cosa. Il progetto è esterno alla fascia di rispetto prevista dalla Regione nei confronti delle zone speciali di conservazione inserite nei siti Natura 2000 “Magredi di Tauriano” e “Greto del Tagliamento”.

L’assetto del nuovo impianto di termovalorizzazione nasce da un compromesso tra le esigenze tecnico funzionali, i vincoli, le servitù e la forma del lotto di proprietà. È prevista un’ampia area boscata, finalizzata alla mitigazione dell’impatto visivo del termovalorizzatore, nella quale saranno piantumate essenze locali.

Il nuovo impianto potrà trattare annualmente fino a 70 mila tonnellate tra rifiuti speciali solidi e liquidi. Il trattamento di rifiuti liquidi permetterà di supportare al meglio le esigenze di alcune industrie, che devono smaltire solventi e acque contaminate, oltre a garantire una migliore gestione dell’impianto e contemporaneamente ridurre l’utilizzo di combustibili fossili.

La tecnologia adottata sarà quella di un forno a tamburo rotante con annessa camera di post combustione.

Per ridurre al minimo la quantità di rifiuti residui da combustione, il nuovo termovalorizzatore prevede un’impiantistica di finitura, dove le scorie vengono ripassate e riprocessate, al fine di migliorarne la qualità e ottenere una riduzione della quantità.

L’impianto produrrà circa 7,9 MW di energia; 1,9 MW saranno consumati dai processi interni, mentre il resto – circa 6 MW, pari ai consumi di 2 mila famiglie – sarà immesso nella rete elettrica nazionale.

L’area trattamento fumi del nuovo impianto sarà più ampia e diversificata rispetto a quella attuale, superando quanto previsto dalle BAT per garantire la maggior riduzione possibile delle emissioni.

La gestione dell’impianto sarà il più possibile automatizzata, a partire già dalle fasi di stoccaggio e trasferimento dei rifiuti al forno. Si prevede il mantenimento della forza lavoro attuale, con l’integrazione di 5 tecnici che seguiranno il laboratorio chimico e tecnici supervisori per un totale di circa 50 dipendenti. Oltre ai dipendenti diretti, è previsto l’impiego di fornitori terzi addetti alla manutenzione dell’impianto per complessive 10 unità medie.

Figura 1: assonometria nord del nuovo termovalorizzatore. In alto risulta evidenziato l’aggregato principale del nuovo impianto, a sinistra è indicata l’area dell’attuale impianto

I principali elementi del nuovo termovalorizzatore

Il nuovo stabilimento è costituito da una serie di fabbricati e impianti tecnologici, il cui posizionamento è funzionale al processo di termovalorizzazione: aree di conferimento e stoccaggio, forno rotativo e camera di postcombustione, caldaia, edificio tecnico, condensatori, linea trattamento fumi, camino. Lo sviluppo in lunghezza dell’aggregato principale ottimizza la rispondenza dell’impianto ai processi produttivi e alle tecnologie applicate e facilita gli interventi di manutenzione; a completamento di questo aggregato principale si collocano gli altri fabbricati e manufatti minori, quali cabine elettriche, serbatoi, riserva idrica, vasche di laminazione, piccoli volumi di servizio.

Le aree rivolte verso il territorio di Tauriano sono riservate alla mitigazione dell’impatto visivo, che sarà realizzata attraverso una modellazione del terreno, riutilizzando le terre di scavo vagliate secondo le normative vigenti, e una piantumazione di nuove essenze arboree e arbustive, integrate alle variazioni di livello del suolo che saranno create.

La mitigazione del nuovo impianto
La dimensione del nuovo impianto sarà maggiore dell’impianto attuale, ma la sua diversa localizzazione permetterà un migliore inserimento paesaggistico, confermato dalle simulazioni effettuate.
Le altezze principali delle nuove strutture saranno di circa 26 metri per la caldaia e di 40 metri per il nuovo camino.
Le attività di mitigazione creeranno ampie zone di verde, grazie all’utilizzo di specie arboree preferibilmente autoctone.

Edificio stoccaggio rifiuti solidi: il fabbricato è deputato alla ricezione e stoccaggio dei rifiuti, alla loro selezione, movimentazione e all’alimentazione del forno rotativo. Comprende 5 fosse in cemento armato per lo stoccaggio dei diversi rifiuti e due carriponte per il loro trasporto. L’accesso alle fosse è consentito da serrande meccanizzate.

Il conferimento dei rifiuti nelle vasche avviene attraverso lo spazio coperto dell’avanfossa. L’edificio è mantenuto in costante depressione per evitare diffusione di eventuali sostanze odorigene e l’aria aspirata a questo scopo dall’edificio è inviata al forno. Le fosse e tutto l’edificio sono protetti da un sistema antincendio a schiuma, integrato da telecamere a infrarossi che rilevano eventuali punti caldi.

Avanfossa: questo fabbricato occupa lo spazio compreso tra l’edificio rifiuti e l’area dei serbatoi dei solventi e acque da avviare a smaltimento nei forni. Consiste in un alto e ampio spazio di forma rettangolare dove si effettueranno le operazioni di trasferimento dei rifiuti solidi dai mezzi di trasporto alle vasche. I mezzi vi accedono attraverso un portale per la verifica radiometrica che permette di individuare la presenza di eventuali sostanze radioattive che, qualora presenti, impediscono lo smaltimento del rifiuto attivando una specifica procedura di verifica e allontanamento dall’impianto secondo modalità definite dagli Enti di controllo, che a loro volta dovranno essere coinvolti.

Edificio tecnico: in prossimità del forno, ospita le funzioni specialistiche come il centro di controllo dell’impianto, il locale turbina, i compressori, i quadri elettrici e i trasformatori locali, nonché altri apparati minori necessarie al funzionamento dell’impianto.

Forno: si tratta del cuore del sistema di combustione, utilizza il tamburo rotante, tecnologia consolidata e di largo impiego, che consente di trattare i rifiuti in qualsiasi stato fisico (solido, liquido, pastoso) anche in combinazione tra di loro. Il sistema è completato da un forno verticale di post-combustione alto 28 metri, nel quale prosegue la combustione dei gas.

Nel forno i valori di temperatura e di ossigeno sono controllati in automatico dal sistema di controllo dell’impianto. In particolare, il software di gestione dell’impianto blocca in automatico l’alimentazione dei rifiuti nel caso non vi siano le condizioni di temperatura previste dalla normativa o nell’eventualità che vi sia un superamento dei limiti fissati per le emissioni.

Caldaia e turbina: i fumi derivanti dalla combustione dei rifiuti, dopo il trattamento nel forno di post-combustione, sono inviati alla caldaia dove cedono la loro energia termica che viene trasformata dalla caldaia in vapore. Tale vapore viene inviato al gruppo turbina-alternatore che a sua volta trasforma l’energia termica in energia elettrica.

Condensatori: il vapore utilizzato dalla turbina riduce le sue caratteristiche originarie per quanto riguarda temperatura e pressione e viene convogliato in un condensatore, ove avviene la condensazione finale riportando il vapore allo stato liquido (acqua calda). Le condense del vapore sono raccolte in un serbatoio e successivamente reimmesse in caldaia per essere nuovamente trasformate in vapore. Il circuito acqua/vapore è pertanto un circuito chiuso, al netto degli scarichi fisiologici necessari agli spurghi della caldaia.

Trattamento fumi: prima di essere mandati al camino e quindi immessi in atmosfera, i fumi provenienti dalla caldaia vengono inviati alla sezione di trattamento fumi che è costituta da due diverse tipologie di filtri per le polveri, torri di trattamento chimico, sistemi di raffreddamento, sistemi di addizionamento di reagenti chimici e sistemi di riscaldamento finale, oltre agli stoccaggi di reagenti e ceneri leggere derivanti dalla filtrazione dei fumi. L’insieme di apparecchiature che costituiscono la linea di trattamento fumi permettono di rispettare limiti alle emissioni molto al di sotto di quelli definiti dalla normativa. Il controllo delle sostanze emesse viene effettuato da sistemi di analizzatori in continuo di cui due al camino e uno all’ingresso della linea fumi, che consentono di regolare i reagenti utilizzati per il trattamento chimico dei fumi.

Camino: si tratta di un cilindro del diametro di 1,6 metri, alto 40 metri; a metà della sua altezza è prevista una piattaforma coperta, utilizzata per il prelievo di campioni che saranno poi analizzati in laboratori accreditati e dagli Enti di controllo.

Fabbricato scorie: un edificio di forma rettangolare che contiene una vasca di deposito dentro la quale il nastro trasportatore scarica le scorie derivanti dalla combustione dei rifiuti e uno spazio per l’accesso dei mezzi che trasportano i cassoni sui quali vengono caricate le scorie. Il fabbricato è provvisto di un piccolo carroponte per il carico delle scorie sui mezzi.

Figura 2 – Assonometria est del termovalorizzatore. L’angolo permette di visualizzare in primo piano le fasce maggiormente interessate dai mascheramenti.

Le fasi del trattamento dei rifiuti

Il processo di trattamento dei rifiuti si suddivide in tre fasi:

1. RICEZIONE, STOCCAGGIO E ALIMENTAZIONE RIFIUTI

Per essere conferiti all’impianto (ricezione), i rifiuti devono superare positivamente la procedura di omologa, che richiede un certificato di analisi del rifiuto emesso da un laboratorio accreditato, un campione del rifiuto analizzato e una scheda tecnica descrittiva del processo che ha generato il rifiuto. Oltre al controllo documentale, i rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi sono sottoposti anche a un controllo radiometrico, per essere poi pesati e registrati. Successivamente il tecnico del laboratorio di cui è dotato l’impianto procederà al campionamento di una significativa frazione di rifiuto per verificarne la conformità rispetto a quello omologato in precedenza.

Dopo la conferma di accettazione effettuata nel laboratorio interno dell’impianto, può avvenire il conferimento del rifiuto nei serbatoi o nell’edificio fosse (stoccaggio).

I rifiuti, una volta presi in carico, vengono predisposti per il processo di combustione (alimentazione). Per facilitare questa attività, i rifiuti solidi vengono triturati e miscelati, in modo da renderne le caratteristiche il più possibile costanti.

Quali rifiuti verranno trattati dal nuovo termovalorizzatore?

I rifiuti per i quali si chiede autorizzazione alla gestione possono essere riassunti a titolo esemplificativo nelle seguenti tipologie:

  • Rifiuti speciali solidi o fanghi provenienti da processi chimici inorganici e organici, dalla produzione di vernici e sigillanti, da impianti di gestione dei rifiuti, prodotti dal settore sanitario e veterinario, dalla lavorazione del legno e rifiuti da imballaggio;
  • Rifiuti speciali liquidi: solventi, soluzioni acquose molto inquinate, emulsioni oleose, fluidi idrocarburici.

2. COMBUSTIONE E RECUPERO ENERGETICO

La combustione avviene all’interno del forno a tamburo rotante, che può bruciare contemporaneamente rifiuti solidi, liquidi e pastosi. Il forno ha una portata massima di alimentazione di 5.000 kg/h di rifiuto solido e circa 3000 kh/h di rifiuti liquidi che in quota parte vengono invece alimentati nella camera di combustione verticale. È dimensionato per il funzionamento fino a un massimo di 1200 gradi.

La combustione delle sostanze presenti in fase gas, derivanti dalla combustione nel forno rotativo, completa il processo nella camera di combustione, che può raggiungere temperature di 1200 gradi.

3. IL TRATTAMENTO DEI FUMI E LA GESTIONE DELLE ACQUE

Nel nuovo impianto è prevista un’impiantistica molto ampia e diversificata per il trattamento dei fumi. Le soluzioni individuate superano quanto previsto dalle BAT; la sezione di trattamento fumi è stata progettata per garantire il migliore abbattimento degli inquinanti, compresi metalli pesanti e micro inquinanti.

Un altro elemento che evidenzia la massima attenzione per l’ambiente è la modalità scelta per la gestione delle acque: il processo di trattamento dei fumi, infatti, recupera gran parte delle acque utilizzate e le reinserisce nel ciclo, con l’obiettivo di un riutilizzo totale.

Anche le acque di prima pioggia vengono utilizzate, sono infatti inviate alle vasche di raccolta a tenuta perfetta dalle quali vengono convogliate attraverso delle pompe per essere sottoposte a un trattamento che ne consente il riutilizzo in alcune attività del ciclo produttivo.

La gestione dell’impianto

Il nuovo termovalorizzatore è stato progettato in modo da gestire un quantitativo di rifiuti speciali superiore a quello già esistente gestito da Eco Mistral, ma che allo stesso tempo non generi incrementi delle ricadute sulla qualità dell’aria, garantendo il rispetto degli Standard di Qualità Ambientale (SQA). Il rispetto di questi parametri è stato verificato grazie a uno specifico studio di valutazione dell’impatto sulla qualità dell’aria potenzialmente generato dal nuovo impianto, parte dello Studio preliminare.

Sono stati valutati i principali inquinanti emessi dall’impianto e confrontati con i valori limite e obiettivo previsti dalla normativa italiana. Anche l’analisi dello scenario di progetto con emissioni massime autorizzate mostra che tutte le statistiche sono sensibilmente inferiori rispetto ai limiti di legge e agli standard di qualità dell’aria vigenti, così come sono molto inferiori rispetto ai limiti normativi i valori delle concentrazioni rilevate in corrispondenza di diversi recettori sensibili posizionati nei pressi dell’impianto, che si riferiscono a differenti tipologie di insediamento (strutture sanitarie, scuole di vario grado, chiese) e SIC (siti di interesse comunitario).

IL PIANO DI MONITORAGGIO
I controlli sulle emissioni del termovalorizzatore iniziano di fatto già nella fase di analisi dei rifiuti, ma non si riducono a questa. Lo studio di impatto ambientale prevede infatti un attento Piano di Monitoraggio Ambientale, costruito secondo le linee guida redatte dal Ministero dell’Ambiente, che monitorerà gli aspetti ambientali che potrebbero essere influenzati dalla realizzazione e dalla messa in funzione dell’opera. Il piano di monitoraggio prevede un continuo e progressivo controllo delle performance dell’impianto e ulteriori attività di controllo, al fine di mantenere aggiornata la valutazione di impatto sanitario.

A tale piano si aggiunge anche uno specifico Piano di Monitoraggio e Controllo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale che permette di verificare le prestazioni e performance specifiche di impianto, in relazione alle leggi vigenti e alle Migliori Tecniche Disponibili (BAT – Best Available Techniques).

I campionamenti, le analisi, le misure, le verifiche, le manutenzioni e le calibrazioni, sottoscritti da personale qualificato, sono sempre disposizione degli enti preposti al controllo.

IL TRAFFICO
L’impianto è inserito in un contesto industriale già caratterizzato dal transito di mezzi a servizio di impianti industriali limitrofi; gli automezzi in entrata e uscita percorreranno la bretella Cimpello – Sequals, senza attraversare la Zona Industriale e, tantomeno, l’abitato di Spilimbergo. La stima del numero massimo di mezzi in transito sulla viabilità interessata dal traffico esterno è di circa 70 mezzi a settimana.

I CONTROLLI INTERNI
Nella nuova palazzina amministrativa, un intero piano sarà organizzato per l’attività di laboratorio chimico, in modo tale da poter analizzare tutti i rifiuti che entrano nello stabilimento e ottenere un processo sempre più controllato.

Il termovalorizzatore, infatti, non è una macchina «universale», adatta a trattare qualsiasi rifiuto. Gli inceneritori di rifiuti industriali, in particolare, per loro natura hanno caratteristiche strutturali che impongo vincoli specifici. I rifiuti sono soggetti, prima del conferimento all’impianto, a procedure di omologa stringenti, che consentono di valutare la compatibilità delle caratteristiche tecniche e chimiche degli stessi con il trattamento nello specifico impianto. Al momento della ricezione in stabilimento, le caratteristiche di ogni rifiuto devono essere controllate e verificate.

COME CAMBIERANNO LE FIGURE PROFESSIONALI
La gestione dell’impianto sarà il più possibile automatizzata, a partire dai processi di stoccaggio e trasferimento dei rifiuti al forno. Questo permetterà di garantire la massima sicurezza in tutti i processi e di migliorare la qualità delle figure professionali coinvolte, che si dedicheranno al monitoraggio dei processi, alla sorveglianza e alla sicurezza.

Si prevede un incremento della forza lavoro attuale, sia per quanto riguarda la gestione dell’impianto sia per quanto riguarda i controlli sui rifiuti, eseguiti da un laboratorio chimico interno all’impianto. Un impianto di questo tipo occupa circa 50 dipendenti, che seguono le attività di sorveglianza e controllo, amministrazione e gestione, cui si aggiunge l’indotto per le attività di manutenzione e servizi vari.

L’indotto impiega una decina di persone, cui vanno aggiunti i servizi come trasporti, forniture di materiali, ecc., che in parte possono essere reperiti in loco o nelle vicinanze.