Con la dicitura “codice CER” (Catalogo Europeo dei Rifiuti) si suole identificare un elenco standardizzato di tipologie di rifiuti, ciascuna delle quali si vede associata una sequenza numerica composta da sei cifre riunite in coppie. Tali cifre indicano:

  • Coppia di cifre iniziali: categoria o attività che genera il rifiuto.
  • Coppia di cifre centrali: processo produttivo che genera il rifiuto.
  • Coppia di cifre finali: identificazione del rifiuto nello specifico.

 

Codice CER: di cosa si tratta

La procedura per la corretta individuazione dei codici CER da attribuire ai rifiuti è individuabile all’interno dell’allegato D del D.Lgs. 152/2006.
A seguito della procedura di classificazione sopra riportata, possono dunque verificarsi tre ipotesi:

  1. Un rifiuto viene classificato con codice CER pericoloso “assoluto”: in questo caso, viene considerato pericoloso senza alcuna ulteriore specificazione. Così facendo, le proprietà di pericolo del rifiuto sono automaticamente definite da HP1 ad HP15.
  2. Un rifiuto è classificato con codice CER non pericoloso “assoluto”: in questa situazione, esso può essere considerato non pericoloso senza ulteriore specificazione.
  3. Un rifiuto è classificato con codici CER speculari(uno pericoloso e uno non pericoloso): in questo frangente, per stabilire se lo stesso sia pericoloso o meno vanno determinate le proprietà di pericolo che lo stesso possiede. Le indagini da svolgere per determinare le proprietà di pericolo che un rifiuto classificato con codice CER speculare sono indicate dalla Legge 11 agosto 2014, n. 116 citata all’inizio di questo articolo.

In questo frangente, è bene ricordare come sia i CER pericolosi “assoluti” che i codici a specchio richiedono necessariamente ulteriori indagini, finalizzate a determinarne le eventuali classi di pericolo.