La gestione dei rifiuti di origine sanitaria, categoria nella quale rientrano i rifiuti prodotti dal medico cardiologo, è regolamentata dallo Stato italiano. Nello specifico, il riferimento legislativo si compone del Decreto legislativo 152/2006 e il DPR 15 luglio 2003 n.254.

Il lavoro del medico cardiologo può svolgersi in differenti sedi e realtà, accomunate non solo dalla professione svolta dal professionista, ma anche dalla gestione dei rifiuti che quest’ultimo produce. Parliamo di strutture sanitarie, pubbliche e private, studi, cliniche e ospedali.

I rifiuti prodotti al loro interno devono sempre essere gestiti nel rispetto delle normative, in piena sicurezza e trasparenza, alfine di garantire l’incolumità di tutti gli addetti ai lavori e il corretto trattamento e smaltimento, con particolare attenzione per i rifiuti speciali pericolosi.

L’iter di gestione prevede quindi tre fasi, distinte e consecutive:

  • Stipula di un accordo con un ente (pubblico o privato) specializzato nella raccolta dei rifiuti speciali.
  • Raccolta separata, interna alla clinica, dei rifiuti speciali in appositi contenitori certificati.
  • Deposito temporaneo presso la clinica fino al conferimento dei rifiuti al servizio di raccolta.

Ma entriamo nel vivo della questione. Andiamo ora ad analizzare nel dettaglio quali sono i rifiuti prodotti, di quali contenitori deve servirsi il professionista e quali siano le tempistiche del sopracitato deposito temporaneo.

I rifiuti del medico cardiologo

I rifiuti sanitari prodotti dall’attività del medico cardiologo possono essere di varia natura, quali ad esempio:

  • Garze, guanti, cannule, drenaggi, cateteri, fleboclisi e mascherine.
  • Rifiuti contaminati da liquidi biologici.
  • Oggetti taglienti (come bisturi, aghi, lame e siringhe).
  • Rifiuti a rischio chimico.

Questi rifiuti devono essere collettati e separati a seconda della tipologia, in appositi contenitori, le cui caratteristiche variano al variare del rifiuto da contenere. Questi possono essere:

  • Contenitori in plastica rigida – per taglienti o oggetti appuntiti.
  • Contenitori in cartone – per rifiuti non taglienti e non liquidi.
  • Taniche e fustini di plastica omologati (di dimensioni variabili) per rifiuti liquidi.

Esattamente come per il chirurgo e il pediatra, il medico cardiologo (produttore del rifiuto) ha il compito di verificare che il contenitore sia riempito per non più di 3/4 prima di richiuderlo e collocarlo presso un locale apposito del reparto, dove resteranno in attesa del ritiro da parte di operatori abilitati e autorizzati.

Le tempistiche di questo deposito temporaneo variano al variare della quantità e tipologia del rifiuto:

  • Per i rifiuti sanitari il deposito non può protrarsi oltre i 30 giorni per quantità inferiori ai 200 litri. Nel caso in cui il quantitativo superasse il totale, lo smaltimento dovrà avvenire entro 5 giorni.
  • Per i rifiuti speciali pericolosi le tempistiche di deposito arrivano fino a un anno per quantità inferiori a 10 000 litri. Il ritiro può avvenire anche a cadenza trimestrale (a scelta della clinica).
  • Per i rifiuti speciali non pericolosi (che non contengono sostanze pericolose) le tempistiche sono le stesse della voce precedente, quindi un anno con possibilità di cadenza trimestrale. Varia però la quantità limite, che sale a 30 000 litri l’anno.

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