L’arcipelago delle Isole Selvagge, composto da due piccoli gruppi di isole e isolotti, si trova al largo delle coste marocchine, precisamente tra Madeira e le Isole Canarie.

Quest’area marina nell’Atlantico settentrionale, di proprietà del Governo portoghese e amministrata dalla regione autonoma di Madeira, divenne una delle prime riserve naturali del paese nel 1971. Quest’anno, grazie al nuovo quadro giuridico per la preservazione dell’area, la superficie protetta passa da 95 a circa 2.667 km².

L’espansione della riserva naturale rientra nella Strategia sulla biodiversità introdotta dall’Unione europea, un programma che mira all’aumento delle superfici protette e alla salvaguardia dei nostri ecosistemi.

Non solo restrizioni

Le acque intorno alle isole sono un punto di riferimento essenziale per le migrazioni di pesci e mammiferi nell’Atlantico. Quelle in prossimità della costa accolgono gli habitat riproduttivi di un’estesa varietà di organismi marini.

Ma non solo. Come evidenziato da diverse ricerche scientifiche, condotte ad esempio dall’organizzazione non governativa BirdLife International, l’arcipelago rappresenta un vero e proprio santuario per diverse specie di volatili. Queste isole sono di fatto una delle aree più importanti per la riproduzione degli uccelli marini di tutto il Nord Atlantico.

Le misure previste dal nuovo piano tutelano la biodiversità vietando la raccolta, cattura e uccisione di qualsiasi specie marina. Impedendo inoltre la distruzione del loro habitat naturale.

Sarà proibita l’estrazione di materiale geologico o archeologico, sia marino che terrestre; l’abbandono di rifiuti e il rilascio di scarichi navali, sia in mare che a terra; l’utilizzo di ancoraggi – se non nelle arre progettate a tale scopo -, e l’inquinamento acustico.

Si tratta di un’azione di preservazione importantissima, che influirà anche sullo sviluppo economico attraverso la valorizzazione del capitale naturale e della pesca. Come annunciato dal Professor Emanuel Gonçalves, coordinatore scientifico della Fondazione Blue Ocean: “Se non creiamo aree di protezione continueremo a perdere risorse, danneggiando anche attività come la pesca. E questo è un fattore importante. Inoltre la scienza ci mostra che queste aree possono invertire la tendenza. Compensare le perdite e fare in modo che attraverso questi meccanismi venga valorizzata anche l’attività economica stessa. Abbiamo avuto grandi difficoltà a stabilire aree di protezione totale molto vaste come quella delle Isole Selvagge. É la più grande riserva europea e oceanica e per arrivare a questa protezione l’Europa ha impiegato parecchio tempo”.

 

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