Come abbiamo avuto modo di vedere in precedenza, i rifiuti possono essere classificati in base a diversi fattori:

  • La loro origine, per cui si distingue tra rifiuti urbani e rifiuti speciali.
  • Le loro caratteristiche di pericolosità, per le quali si può parlare di rifiuti non pericolosi e rifiuti pericolosi.

La classificazione si concretizza poi nell’assegnazione del codice CER, grazie al quale – oltre a comprendere la natura del rifiuto – è anche possibile predisporne il corretto smaltimento.

Infatti, basandosi sui capitoli del Catalogo Europeo dei Rifiuti – vale a dire alle prime due cifre dei relativi codici – è possibile conoscere l’origine del rifiuto:

  • I capitoli che vanno da 01 a 12 e da 17 a 20 individuano ciascuno uno specifico settore o processo produttivo, per esempio rifiuti dei processi chimici organici e inorganici, rifiuti provenienti da processi termici o rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti.
  • I capitoli 13, 14 e 15 rappresentano tutti quei rifiuti che non sono generati da uno specifico processo produttivo, ma che sono trasversali ad ogni attività: il capitolo 13, infatti, riporta i codici relativi agli oli esauriti, il 14 quelli relativi ai solventi e il 15 quelli per gli imballaggi.
  • Il capitolo 16 identifica i rifiuti non specificati altrimenti nell’elenco.

La classificazione del rifiuto deve essere sempre applicata in maniera minuziosa e attenta, rispettando la sequenza operativa prevista, dal momento che – in caso di errore nell’applicazione come nella lettura del codice CER – si rischia di sbagliare tipologia di trattamento e di smaltimento dello stesso rifiuto, cosa che potrebbe comportare conseguenze ambientali anche piuttosto pesanti.